Barconi, migranti, terroristi e allarmismi

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di Luigi Asero

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Giubilo a Milano (e nei palazzi romani) per l’individuazione del presunto terrorista Abdel Majid Touil, marocchino incensurato di 22 anni arrestato martedì nel milanese a opera di Digos e Ros (a seguito di un controllo da parte di agenti della Polizia Locale). 

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L’arresto, importante, è stato annunciato dal ministro degli Interni Angelino Alfano che ha sottolineato l’efficienza del dispositivo di sicurezza italiano.

Abdel Majid Touil era ricercato dopo l’emissione di un ordine di cattura internazionale emanato dalle Autorità tunisine impegnate nelle indagini per la strage al Museo del Bardo dello scorso 18 marzo, nella quale morirono anche quattro turisti italiani.

L’uomo è stato arrestato dalla Digos a Gaggiano (Milano), mentre tornava a casa della madre, dove abita insieme  ai due fratelli maggiori e al nipotino. È accusato dalle autorità di Tunisi di “aver fornito assistenza al gruppo terroristico esecutore dell’attacco” anzi, più precisamente di essere presente nel gruppo di attentatori quel giorno a Tunisi.

Abdel Majid Touil era giunto in Italia a bordo di un barcone e lo scorso 17 febbraio fu identificato (ma dichiarandosi con un “alias”) a Porto Empedocle, qui gli fu consegnato il “foglio di via” che lo avrebbe obbligato a lasciare il Paese entro 15 giorni. Cosa che invece non sarebbe, evidentemente, avvenuta.

La strage di cui è coimputato avvenne, come tutti ricorderanno, lo scorso 18 marzo e per questa in Tunisia è ora accusato dei seguenti reati: omicidio volontario con premeditazione, cospirazione al fine di commettere attentati contro la sicurezza interna dello Stato e commettere un attentato allo scopo di mutare la forma di governo, incitare la popolazione ad armarsi l’una contro l’altra e provocare disordini sul territorio tunisino, sequestro di persona a mano armata, partecipazione ad addestramento militare all’interno del territorio tunisino al fine di commettere reati terroristici, utilizzo del territorio della Repubblica al fine di reclutare e addestrare persone per commettere atti terroristici.

È la Procura di Milano che dovrà decidere sulla sua estradizione e la prima udienza si terrà venerdì 22 maggio, davanti ai giudici della quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano, che si occupano del procedimento d’estradizione. In quella data verrà effettuata l’identificazione e verrà chiesto al marocchino se intende dare il consenso alla sua consegna alle autorità tunisine. Se ci sarà opposizione all’estradizione, come è probabile, da parte del marocchino, difeso dal legale Silvia Fiorentini, il procedimento verrà poi aggiornato ad altra data per la discussione nel merito sul mandato di cattura e sulla richiesta di estradizione. In seguito i giudici dovranno decidere se dare il consenso alla consegna del giovane alla Tunisia.

Intanto i giudici, dopo il sequestro di un cellulare, alcune sim telefoniche e due pen drive, stanno cercando di capire l’esatto contesto e stanno verificando testimonianze di parenti e amici che giurano non si sia mai mosso dal territorio milanese (dichiarazione che contrasterebbe con quelle tunisine che lo dicono “presente alla strage il 18 marzo”). Ai giudici inoltre il compito di verificare le dichiarazioni di una vicina “Frequentava una scuola per imparare l’italiano a Rozzano o Trezzano, non ricordo bene. Ho sentito che una professoressa ricorda di averlo visto in classe il giorno dell’attentato. La madre si è impegnata molto per i figli. Mi sembra tutto assurdo. Un terrorista internazionale che vive a Gaggiano, in casa con madre, fratelli e nipotino, che va a scuola e mangia alla Caritas. Mi sembra strano“.

A metà aprile (dopo l’attentato) la madre aveva denunciato lo smarrimento del passaporto di Abdel Majid Touil e la stessa si chiede adesso come avrebbe potuto il figlio recarsi a Tunisi in aereo, senza alcun documento valido.

Alcune considerazioni sono comunque “obbligatorie”. Da mesi il ministro Alfano e il premier Renzi dichiarano l’assoluta impossibilità che tramite barconi possano giungere sul nostro territorio potenziali terroristi. Non sappiamo quanto l’imputato sia realmente coinvolto (viste le testimonianze contrastanti non soltanto di parenti ma anche di vicini di casa) nei fatti del Museo del Bardo, ma se lo fosse resta fermo il punto che comunque è arrivato (ed è stato identificato) a Porto Empedocle, proprio al termine di uno sbarco.
Se invece non fosse lui il soggetto ricercato, sarebbe grave l’enfasi data dal premier Matteo Renzi e dal ministro dell’Interno Alfano all’operazione condotta in sinergia con l’intelligence tunisina, e annunciata come una vittoria del Governo. Grave anche perché proprio l’identificazione non seguita da allontanamento coatto semmai rivela proprio le falle del sistema da noi e da più parti sempre denunciate.
Polemiche sono state rilanciate da quasi tutte le forze di opposizione, polemiche alle quali proprio il ministro Alfano risponde così: “Leggo dichiarazioni surreali o deliranti di indignazione perché abbiamo avuto l’abilità di arrestare un sospettato di terrorismo. Questa è l’opposizione. Anche questa è la ragione per cui governiamo“.
Arresto avvenuto, qualora fosse confermato dalla Procura, ben oltre il varco delle inesistenti frontiere, dopo l’identificazione di un alias, e -se colpevole- dopo la morte di 24 persone (di cui 4 italiani) e il ferimento di altre 45.
A volte, anche un po’ d’umiltà, non guasterebbe.

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